Lanciati nel gennaio 2016 i PIR (piani individuali di risparmio) sono certamente un grande successo. Nel 2017 i PIR hanno raccolto 10 miliardi e le previsioni sono in rialzo: 50 miliardi entro il 2021.
Introdotti con la Legge di Bilancio per il 2017, i PIR costituiscono una forma di investimento vincolato nelle imprese e rappresentano un’innovativa forma di risparmio fiscalmente incentivata finalizzata a offrire maggiori opportunità di rendimento alle famiglie, aumentare le opportunità delle imprese di ottenere finanziamenti per investimenti a lungo termine e favorire lo sviluppo dei mercati finanziari nazionali.
Ma qual è il vero vantaggio offerto dai PIR? I PIR offrono un vantaggio fiscale sugli utili: non si devono pagare le imposte su redditi di capitale e capital gain generati dagli strumenti finanziari inclusi nei PIR ed effettuati al di fuori dell’esercizio dell’impresa commerciale.
Ogni persona fisica può investire fino a 30.000,00 euro all’anno sui PIR, e arrivare ad un massimo complessivo di 150.000,00 euro. Per avere diritto all’esenzione fiscale, l’investimento deve essere detenuto per almeno 5 anni (“minium holding period”).
L’unico vincolo? Gli investimenti del piano devono consistere almeno per il 70% in strumenti finanziari emessi da società italiane e estere (UE e SEE) con stabile organizzazione in Italia. Di questo 70% almeno il 30% deve essere investito in strumenti finanziari emessi da società diverse da quelle inserite nell’indice FTSE MIB di Borsa Italiana o di altri indici equivalenti.
In conclusione i PIR rappresentano a tutti gli effetti un’opportunità per poter indirizzare i risparmi delle famiglie verso imprese per le quali è maggiore il fabbisogno finanziario e che hanno maggiori difficoltà a reperire risorse tramite il canale bancario, al fine di favorire il processo di crescita e di sviluppo delle stesse.
